da il "Corriere del Mezzogiorno"
di Alessandro Chetta
[Qui l’articolo online con galleria fotografica]
il lavoro di insutv. «disposto a dibattiti pubblici, spero venga proiettato nelle scuole»
diversi spunti di indagine
Il magistrato: «Documentario molto interessante. Su alcuni aspetti poco battuti val la pena approfondire»
NAPOLI – Non è stata una visione «innocua». Il documentario-monstre Una montagna di balle presentato dai videomakers napoletani di Insutv lascia il segno. Anche il procuratore Aldo De Chiara, coordinatore della sezione reati ambientali alla Procura di Napoli, la pensa così. Era tra i cinquecento spettatori che martedì sera si sono accalcati al cinema Modernissimo per "buttare giù" 77 minuti di una storia – l’emergenza rifiuti – che ai cittadini campani continua a far girare la testa anche, diciamo così, a bocce ferme. Nel seguire sul grande schermo la complessa cronostoria che va da Acerra (2004) ad Acerra (2009, inaugurazione inceneritore), De Chiara ha inforcato (anche) lenti particolari, da magistrato inquirente. Afferma: «È un film realizzato molto bene. Vi ho riscontrato spunti interessanti e da approfondire. Una visione per me molto utile» spiega al Corriere del Mezzogiorno. Utile perché? «Ve ne accorgerete…ci sono cose che ho notato guardando il film e che credo valga la pena approfondire». Il lavoro raggruppa frammenti di interviste, manifestazioni, scontri tra cittadini e polizia nell’arco temporale infuocato che corre dal 2003 al 2009, con lo start up in pompa magna del termovalorizzatore. Epopea della monnezza narrata in video da Ascanio Celestini.
Al lavoro in un cdr campano
Al lavoro in un cdr campano
«IMMAGINI IMPRESSIONANTI» – «Materiale interessantissimo – riflette – che mette in evidenza una volta di più la mala gestio che ha caratterizzato negli anni la gestione del ciclo rifiuti in questa regione». La Campania come un nauseabondo Grand canyon della spazzatura: immagini di un disastro al quale in tanti si sono persino assuefatti «ma che – sottolinea il pm – restano altamente impressionanti e suonano come un monito a non dimenticare, soprattutto quando l’obiettivo si sofferma sulle testimonianze dolenti delle persone, sui campi e sui fiumi avvelenati di una terra una volta fertile». Molti passaggi sono dedicati anche alle numerosissime proteste popolari, «talvolta messe in atto con eccessi, che da magistrato non posso che stigmatizzare, ma al contempo capisco bene che la gente ha reagito in molti casi per tutelare la salute e il proprio territorio».
«PROIEZIONE IN SCUOLE E UNIVERSITA’» – Facendo i complimenti «al regista o ai registi» (l’«autore» è Nicola Angrisano, nome collettivo dei videomakers indipendenti), De Chiara si dice disposto «compatibilmente con gli impegni, a partecipare a dibattiti pubblici sulle tematiche sollevate dal documentario». Il magistrato conclude con un auspicio: «Una ricostruzione per immagini che equivale ad un’importante testimonianza civile. Sarebbe bene trasmettere questa pellicola nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle Università della regione».
I VIDEOMAKERS – In una nota Nicola Angrisano si dice «molto contento che una persona che conosce bene i fatti come il procuratore De Chiara ritenga la ricostruzione di "Una Montagna di Balle corretta e anzi in alcune situazioni innovativa». E condivide ovviamente la proposta di proiettarlo nelle scuole, «oltre ad essere disponibile assolutamente al confronto». «Riteniamo infatti che il film non sia tanto da declinare al passato, ma al futuro, visto che alcune comunità ancora resistono e soprattutto visti i piani sulla regione e in Italia di quegli stessi interessi forti che si vedono nel film (altri tre inceneritori solo in Campania)». Angrisano gira al procuratore una domanda, e cioè «se dopo l’istituzione di una specie di superprocura, la stessa azione della procura contro i potenti non si sia complessivamente affievolita». In particolare, «non abbiamo capito niente dello vicenda amianto a Chiaiano, in cui i cittadini avevano portato dei video resi pubblici, dove si vedevano strane attività di interramento dei militari nella cava».
Alessandro Chetta
16 luglio 2009(ultima modifica: 17 luglio 2009)