da La Stampa
Lo scandalo rifiuti al Festival CinemAmbiente
GIUSEPPE SALVAGGIULO
TORINO
In Tutti giù per aria, amaro documentario dei cassintegrati Alitalia, Ascanio Celestini recitava per cinque minuti. In Una montagna di balle, «docutrashfilm» in concorso al Festival CinemAmbiente che comincia oggi a Torino, fa molto di più. Ci mette faccia e voce narrante per tutti i 75 minuti in cui ripercorre lo scandalo rifiuti in Campania. Un Caronte che prende per mano lo spettatore «perché questa è una storia complicata e va raccontata un po’ per volta». E poi lo accompagna indietro negli anni, all’origine dell’emergenza, in tutti i luoghi che la cronaca ha illuminato e rapidamente dimenticato – Chiaiano, Pianura, Acerra – tra discariche, inceneritori, rivolte popolari e cumuli di sacchetti incendiati.
Diretto da Nicola Angrisano che lo ha ideato con Sabina Laddaga e Maurizio Braucci (già sceneggiatore di Gomorra), Una montagna di balle ha un titolo rivelatore e una tesi esplicita: l’emergenza rifiuti è stata creata ad arte per poterne gestire il business forzando le procedure e travolgendo le leggi. Il tutto, appunto, in nome dello stato di necessità consacrato a fonte del diritto e motore della storia.
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Il documentario nasce dall’esperienza di Insutv, televisione di strada napoletana nata sei anni fa nel quartiere Gianturco. Una telestreet ha pochi mezzi e trasmette nell’etere sfruttando un cono d’ombra di frequenze libere. In genere riescono a riceverla gli abitanti di qualche condominio. Ma a Napoli, dove nulla è come altrove, Insutv è diventata a tutti gli effetti una piccola e agguerrita emittente cittadina: dal Vomero a Mergellina, raggiunge quasi 400 mila persone. Un punto di riferimento per chi voleva seguire le vicende della monnezza.
I volontari di Insutv hanno documentato con perizia militante tutte le proteste, i sopralluoghi, le conferenze, gli eventi pubblici e privati. «Noi seguivamo la vicenda prima che diventasse oggetto di polemiche», racconta Angrisano. Addirittura andavano in giro per la regione a insegnare ai comitati locali come si fa un video, i fatti da documentare, quali esperti coinvolgere. Un’attività pedagogica che ha dato frutti immediati. «C’era un convegno a 150 chilometri da Napoli? Chiedevamo a qualcuno di andarci e acquisivamo la documentazione». A un certo punto, grazie a Internet, hanno cominciato a farsi conoscere in tutta la Campania. E così centinaia di comitati, associazioni e semplici cittadini armati di videofonini e telecamere, da Caserta ad Avellino, da Salerno a Benevento, li hanno contattati, inviando i loro filmati. Ne è nato un archivio multimediale senza pari, circa 250 ore di immagini. L’ideale per farne una storia.
«Allora perché non ricavarne un documentario?», si sono chiesti un anno fa a Insutv, mentre l’emergenza rifiuti esplodeva nelle strade, amplificata dai media di tutto il mondo. A quel punto, non si poteva trovare Caronte più efficace di Celestini. «Avevo conosciuto quelli di Insutv al presidio di Chiaiano, dopo una manifestazione – racconta l’attore e scrittore romano -. Ci ero andato per capire e mi ero reso conto della situazione, che era diversa da come la dipingevano i mass media. Poi hanno fatto il documentario e io sono intervenuto come attore-lettore». Il più grande disastro ecologico dell’Europa occidentale viene così narrato, vivisezionato, rovesciato. Il punto di vista è opinabile ma chiaro, senza travisamenti né furbizie.
Celestini dice di essere affascinato da queste esperienze di auto-organizzazione, dai comitati vicentini che si oppongono alla base Usa a quelli romani che abitano nei pressi dell’aeroporto di Ciampino: «Mi piacerebbe fare una documentazione su di loro, unico dato politico rilevante negli ultimi anni, davanti allo sconforto della politica e delle istituzioni. Tutto sommato, rispetto a un collettivo degli Anni Settanta che aveva come obiettivo un cambiamento rivoluzionario, qui c’è in primo luogo la richiesta di applicare le leggi che già esistono. Per dire a che punto siamo ridotti».